Da anni in Europa il caso dei software spia è al centro delle attenzioni della politica. Pegasus, dell’israeliana NSO Group, sarebbe stato usato da Stati membri dell’UE per spiare giornalisti e politici.
Il caso Pegasus continua a far discutere a livello internazionale, soprattutto nelle aule di Bruxelles e Strasburgo. Pegasus è un potente spyware sviluppato dalla società israeliana NSO Group, progettato per accedere in modo furtivo a dispositivi mobili, intercettando comunicazioni, dati, audio e immagini. Negli anni scorsi, secondo diverse inchieste giornalistiche e documenti ufficiali, Pegasus sarebbe stato utilizzato per spiare giornalisti, attivisti e politici, anche in Paesi europei. Le accuse più gravi coinvolgono direttamente alcuni Stati membri dell’UE, i quali avrebbero sfruttato lo spyware per sorvegliare critici del governo, oppositori politici e voci indipendenti, in totale violazione delle libertà fondamentali e della normativa europea sulla privacy e sulla protezione dei dati personali.
In risposta allo scandalo, il Parlamento Europeo ha istituito nel 2022 la Commissione d’inchiesta PEGA, con il compito di indagare sull’uso illecito di Pegasus e di altri spyware simili nei confini dell’UE.
Parallelamente, sul fronte giudiziario, un giudice federale della California ha condannato NSO Group a pagare 168 milioni di dollari di risarcimento a WhatsApp. L’azienda di Zuckerberg aveva denunciato che Pegasus sfruttava una vulnerabilità dell’app di messaggistica per violare i dispositivi degli utenti, aggirando ogni protezione.
Il caso ha avuto ampio risalto all’interno delle istituzioni europee, in particolare nel Parlamento Europeo, dove si è discusso in più sedute plenarie dell’impatto che Pegasus e altri spyware hanno sulla democrazia, i diritti civili e la libertà di stampa.
Durante l’ultima plenaria, alcuni eurodeputati hanno espresso opinioni molto critiche. Tra questi, Christine Anderson, rappresentante del partito tedesco AfD.
“Quando le libertà civili sono crollate in serie durante il coronavirus a causa di lockdown, codici QR e censura, eravate tutti in prima linea per celebrare il comportamento totalitario dello Stato. Ora – aggiunge Anderson in aula – condannate Paragon, ma allora celebravate le app di sorveglianza Covid. La persecuzione sistematica dell’opposizione non è più un fenomeno marginale, ma è diventata da tempo parte della vita politica quotidiana. Durante gli anni del coronavirus, l’opposizione è stata diffamata su tutti i fronti, emarginata e distrutta dai media. Chiunque avesse domande era considerato una minaccia, chiunque non fosse d’accordo era considerato un nemico della democrazia. Lo stiamo vivendo ancora oggi, con Marine Le Pen, in Romania e in Germania, dove si parla apertamente di mettere al bando il più grande partito di opposizione, l’AfD“.
Nel video il suo commento integrale.
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