GIULI BATTE GERMANO: IL CINEMA CHE REGALA FONDI PUBBLICI AI PRESUNTI KILLER VA RIFORMATO – Il ministro della Cultura Alessandro Giuli aveva appena osato toccare il totem: una riforma del sistema di finanziamento al cinema italiano. Apriti cielo.
Lo scorso 7 giugno, in occasione dei David di Donatello, Elio Germano — attore pluripremiato, fresco vincitore per Berlinguer – La grande ambizione — lo ha attaccato duramente: «Il ministro non rappresenta la cultura di questo Paese», «ci ha detto che tutto va bene, in modo bizzarro», «piazzano i loro uomini come fanno i clan». Un affondo durissimo, suggellato dalla frase: «Per fortuna c’è Mattarella».
Giuli ha risposto, parlando di «minoranza rumorosa che ciancia in solitudine». Ma la polemica, come spesso accade, è stata travolta dai fatti. Perché mentre gli attacchi rimbalzavano sui media, è scoppiato un caso talmente assurdo da sembrare uscito da una sceneggiatura rifiutata.
Il governo italiano — tramite il tax credit per il cinema — aveva erogato quasi un milione di euro a Francis Kaufmann, alias Rexal Ford, regista fantasma e oggi in arresto con l’accusa di duplice omicidio. Un uomo con passaporto falso, identità multiple, base a Malta e una vita fatta di bugie. Nessun film all’attivo, solo carte in ordine e un progetto fasullo chiamato Stelle della notte. Ma tanto è bastato.
A portare alla luce lo scandalo è stata un’inchiesta pubblicata da Open, che ha svelato i dettagli di questa truffa colossale. Ed è proprio alla luce di questa vicenda che, oggi, le parole di Giuli — ironizzate da Germano — suonano tutt’altro che infondate: perché mentre il mondo del cinema si difendeva dalle riforme, nel ontano 2020, un presunto killer intascava quasi un milione di fondi pubblici senza mai girare un minuto di pellicola.
Poco meno di un milione di euro. Per la precisione 863.595,90 euro. È questa la cifra che il governo italiano ha riconosciuto a Francis Kaufmann, alias Rexal Ford, per un film che non è mai esistito. Una somma ottenuta nel 2023 grazie al tax credit destinato alle produzioni cinematografiche, che il 46enne americano — oggi in stato di arresto in Grecia e accusato dell’omicidio di Anastasia Trofimova e della piccola Andromeda a Villa Pamphili — ha incassato senza mai girare un minuto di pellicola.
La notizia è emersa grazie a un’approfondita inchiesta pubblicata da Open, che per primo ha fatto luce sullo scandalo del finanziamento pubblico a favore del sedicente cineasta, rivelando l’esistenza di una società fittizia, documenti fasulli e un sistema di raggiro che ha permesso a Kaufmann di intascare fondi pubblici italiani presentandosi come regista e sceneggiatore di un’opera chiamata Stelle della notte. L’uomo si era presentato persino con tanto di documentazione, una casa di produzione fittizia e il supporto di una società italiana reale, la Coevolutions Srl. Tutto sembrava in ordine, ma era una colossale truffa.
La pellicola, Stelle della Notte, è presente su IMDb ma non esiste traccia concreta dell’opera: nessun trailer, nessun cast, nessun set. Solo un’immagine generica della Fontana di Trevi e la scritta “trama tenuta segreta”. Il progetto del film, finanziato con i fondi del tax credit del Ministero della Cultura, venne approvato nel 2020, nel pieno della crisi pandemica, e finalizzato nel 2023, poco prima che Kaufmann, l’assassino, conoscesse Anastasia Trofimova, la donna poi ritrovata morta nel parco di Villa Pamphili insieme alla figlia neonata, Andromeda.
La vicenda è approdata anche nei palazzi del potere. Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha parlato di “sgomento e rabbia per i finanziamenti facili”, assicurando verifiche approfondite.
“Il fatto che Francis Kaufmann, indagato per il terribile omicidio di una donna e di una bambina di 11 mesi, tramite una società su cui sono in corso accertamenti, abbia beneficiato indirettamente di 863mila euro di tax credit, raddoppia lo sgomento e la rabbia di fronte a un sistema di finanziamenti al cinema che ha consentito in passato leggerezze e sprechi. Non permetteremo più che questo accada. Si tratta di ‘distrazioni’ imperdonabili, un’eredità che i governi precedenti ci hanno lasciato rispetto al tax credit. Siamo già intervenuti – ricorda Giuli in una nota – e stiamo intervenendo con maggiore decisione per riformare una normativa nelle cui pieghe si sono arricchiti truffatori e forse persone addirittura peggiori“.
La cifra, spiegano dal dicastero, sarebbe stata ammessa al produttore esecutivo italiano, che ha presentato la richiesta tra il 2020 e il 2023. La somma risulta ceduta a un istituto bancario, ma non è chiaro chi l’abbia effettivamente incassata. “Mai avuto contatti con Kaufmann”, precisa Nicola Borrelli, dirigente del Ministero, che promette: “Se emergeranno illeciti, chiederemo la restituzione e segnaleremo tutto a Procura e Guardia di Finanza”.
Il caso apre anche un’altra ferita: chi controlla davvero i film finanziati con soldi pubblici? La normativa prevede che le produzioni italiane debbano uscire in Italia, ma “i film internazionali non hanno questo obbligo”, ammette ancora Borrelli. Un vuoto normativo che ha consentito a un uomo senza scrupoli di fingersi artista, ottenere un maxi finanziamento e, forse, utilizzarlo per costruirsi una vita parallela e ingannare chi gli stava accanto.
Durante la trasmissione Lavori in Corso, Boni Castellane ha commentato la vicenda sottolineando la fragilità del sistema di controllo sui finanziamenti pubblici al cinema.
“Ma ci rendiamo conto? Un californiano pluri pregiudicato, con almeno tre o quattro nomi diversi, che arriva in Italia in barca a vela per non passare la dogana e usa passaporti falsificati — ha detto Castellane — Arriva qui e decide di truffare il Ministero della Cultura, chiedendo oltre 800 mila euro di tax credit per un film che non esiste. E il ministero controlla la documentazione e approva“.
Secondo il giornalista de “La Verità“, la situazione è paradossale ma legale: “Giuli è stato fin troppo cauto nel dire che serve rivedere completamente questo meccanismo. È evidente che qui non ci sono sospetti, nessuno sospetta niente, ma è una truffa palese. Se una truffa può essere fatta così facilmente, allora il sistema va riformato“.
Il suo intervento ha evidenziato anche un problema culturale: “Il cinema è qualcosa di assolutamente intoccabile, un mondo presidiato dove chi arriva a governare tenta di riformare leggi che però risultano inadeguate. Mi chiedo quanti altri casi come Kaufmann esistano: film mai usciti o proiettati in pochissime sale, rendicontazioni senza controlli reali, cessioni di credito rapide alle banche senza ulteriori verifiche“.
Riflettendo sulla complessità del finanziamento artistico, Castellane ha poi proseguito: “Se il rischio è di perdere dei capolavori escludendo alcuni progetti, allora andrebbero finanziati tutti. Ma se a decidere sono sempre gli ‘amici miei’, chi segue certe logiche di potere e appartenenza, allora si escludono potenziali capolavori“.
Sul tema delle commissioni, ha aggiunto: “Se esistessero commissioni super partes, con criteri oggettivi, sarebbe diverso, ma non è così semplice. Oppure si ammette che i contributi siano a fondo perduto, che i comitati scelgano i progetti da finanziare assumendosi la responsabilità, e che non si possa contestare il cambio di indirizzo culturale quando cambia il ministro“.
Il caso Kaufmann, ha concluso Castellane, “è paradossale e non può essere lasciato cadere. Il fatto che sia un presunto assassino ha acceso i riflettori, ma ancora di più sorprende la facilità con cui ha ottenuto fondi pubblici senza che nessuno sospettasse nulla“.
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