La Repubblica Islamica dell’Iran si prepara a un possibile confronto su vasta scala con gli Stati Uniti, si valuta un posizionamento di mine strategiche nello Stretto di Hormuz, evidenziato come uno dei passaggi marittimi più critici per il commercio globale di petrolio. L’ipotesi (considerata da ambienti militari iraniani) mira a ostacolare la navigazione delle navi da guerra statunitensi nel Golfo Persico in risposta a un potenziale intervento americano a sostegno di Israele.

“Nessuna pietà”

A tal proposito, il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha alzato ulteriormente i toni con un messaggio senza precedenti pubblicato sulla piattaforma X: “La Repubblica Islamica trionferà sul regime sionista. Nessuna pietà per i leader israeliani”. Un annuncio che arriva a poche ore da un nuovo scambio di fuoco notturno tra Iran e Israele.

Nel nord di Israele le sirene d’allarme hanno risuonato ripetutamente in mattinata, in particolare nelle alture del Golan, dove l’allarme è scattato tre volte in meno di un’ora. Secondo le Forze di Difesa Israeliane (IDF), almeno sette droni iraniani sono stati intercettati e abbattuti prima che potessero colpire il territorio israeliano.

In una dichiarazione ufficiale, l’IDF ha rivendicato l’attacco a obiettivi ritenuti strategici per il programma nucleare iraniano. Tra i bersagli figurano impianti sensibili e infrastrutture simboliche: colpita anche la sede della televisione di Stato a Teheran, dove una potente esplosione ha interrotto una trasmissione in diretta, costringendo il conduttore a mettersi in salvo tra le urla. Israele ha inoltre annunciato l’eliminazione del generale Ali Shadmaniha, capo di Stato maggiore delle forze armate iraniane, descritto come uno degli architetti delle recenti operazioni militari contro lo Stato ebraico.

Nel frattempo, diverse esplosioni sono state segnalate anche a Tel Aviv e Gerusalemme, dove l’allerta resta altissima.
L’esercito israeliano ha intimato ai residenti di un quartiere di Teheran di evacuare immediatamente, alimentando le preoccupazioni su un possibile attacco mirato nella capitale iraniana.

Donald Trump pronto ad agire

Sul fronte politico internazionale, l’ex presidente statunitense Donald Trump ha rilanciato la linea dell’intransigenza, dichiarando: “Sappiamo dove si trova Khamenei. È il momento di una resa incondizionata”. Pur escludendo per ora un attacco diretto alla guida suprema dell’Iran, le sue parole rappresentano un chiaro monito. Secondo fonti citate dal New York Times, l’intelligence americana ritiene che Teheran stia mobilitando missili a lungo raggio e altre risorse belliche per colpire basi militari statunitensi nella regione, qualora Washington decidesse di intervenire direttamente nel conflitto.

La crescente tensione ha spinto la diplomazia internazionale a esprimere profonda preoccupazione. Il Ministero degli Esteri russo ha avvertito: “Il rischio di un’escalation nucleare è reale”. Mosca teme che il conflitto possa estendersi oltre i confini regionali, assumendo proporzioni globali. Secondo il deputato iraniano Abbas Moghtadaei, Teheran starebbe attuando una risposta ‘graduale e calibrata’, sottolineando che l’Iran non ha ancora dispiegato tutto il suo potenziale militare. La dichiarazione lascia intendere che il peggio potrebbe ancora arrivare.

Gaza, un nuovo massacro

Nel frattempo, proseguono senza sosta i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. L’agenzia di stampa palestinese Wafa riporta che almeno 34 persone sono state uccise e decine ferite nei raid condotti questa mattina in diverse aree dell’enclave. La popolazione civile continua a pagare il prezzo più alto di un conflitto che rischia ormai di travolgere l’intera regione.