La crescita dell’occupazione è fondamentale per rendere più sostenibile il debito pubblico, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista dei mercati. Una maggiore occupazione significa un gettito fiscale maggiore per lo Stato, sia per le imposte dirette, sia per quelle indirette, sia per i contributi sociali. L’incremento delle entrate e della crescita nell’economia può contribuire a ridurre il rapporto debito-pil. Ma non è tutto.

Quello che non hanno capito coloro che inneggiavano a tagliare la spesa pubblica è che se tu tagli la spesa pubblica, tagli anche l’occupazione e, di conseguenza, inneschi un meccanismo che è opposto.
Inoltre un’occupazione elevata riduce la spesa pubblica per ammortizzatori sociali su sedi di disoccupazione: capite che la follia, per esempio, del reddito di cittadinanza è che tu mantieni la gente disoccupata perché è stato un fallimento totale e aumenti ovviamente i costi di una società.

Piaga silenziosa

Tenete conto che noi oggi abbiamo un cittadino su quattro nella fascia tra 25 e 35 anni che rientra nella fascia NEET, cioè Not in Education, Employment or Training, ovvero non lavora, non studia non fa formazione: è a casa sul divano ad aspettare il reddito di cittadinanza. Io dico questo perché così qualcuno si incazzi, ma vedrete che fra 5-10 anni mi darete ragione. Quando in proiezione a 15 anni noi avremo perdite che saranno 10 volte l’impatto dei dazi di Trump (noi però ci preoccupiamo dei dazi di Trump) ma non ci occupiamo dei dazi interni che stiamo creando al futuro delle nostre generazioni, non dando loro posti di lavoro.

Parallelamente, una maggiore occupazione si traduce in una maggiore domanda aggregata, cioè aumenta la spesa. Insomma l’occupazione è la base dell’economia. Molti governi non lo capiscono, come quelli italiani, che da vent’anni fa quello che dice l’Unione Europea tra PNRR, capre e cavoli.
Dal punto di vista dei mercati finanziari ovviamente una maggiore occupazione è una maggiore capacità del Paese di ripagare il debito; vuol dire tassi di interesse più bassi per quello Stato e quindi politiche per favorire l’occupazione.

Per esempio, le politiche di sostegno del mercato del lavoro sono fondamentali non solo per la coesione sociale ma anche per la stabilità finanziaria del Paese, per poi non dimenticare il fatto che le pensioni future dipendono dai lavoratori. Dai lavoratori di oggi. Quindi la correlazione tra occupazione e sostenibilità del debito è un concetto che è stato dimenticato. Io ho voluto ricordarvelo perché da 25 anni sentiamo il debito, sentiamo la litania del “taglia la spesa pubblica”, stiamo massacrando l’occupazione, le imprese, da 25 anni non abbiamo capito che la strada è esattamente l’opposto. Sostenere le imprese, sostenere l’occupazione, ecco cosa mette a posto il debito pubblico.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi